lunedì 8 dicembre 2008

india

15 novembre


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“La speranza India”
F.Rampini, 2007


I) L’India:forza demografica e istruzione scientifica
Quello descritto da Pasolini nel 1961, nel diario di viaggio, era un paese immobile, impotente, un continente dal quale era necessario emigrare per trovare lavoro, condizioni di vita migliori ed un futuro.
Ma Pasolini si sbagliava: e non poteva nemmeno immaginare che quel paese, nell’arco di pochi decenni, si sarebbe trasformato nel luogo dove si sta affermando una nuova modernità, a cui l’Occidente guarda con stupore, incredulità e ammirazione. E’ ormai certo che entro vent’anni si piazzerà nel ristretto vertice delle economie mondiali insieme a Cina, Stati Uniti e Brasile .
Quali i segreti di questo successo.
Il 70% dei suoi abitanti ha meno di 35 anni e si stima che, nel 2050, quando il nostro pianeta avrà raggiunto i 9,5 miliardi di individui, per quella data la più grossa parte dell’aumento della popolazione mondiale sarà concentrato in India. Inoltre fra qualche decennio l’India sarà l’unica superpotenza popolata da giovani e giovanissimi.
Tutti concordano nell’affermare che lo spostamento del potere è dagli Stati Uniti verso <>.
Lo scenario elaborato dalla Banca Goldman Sachs e presentato al vertice dei Vip dell’economia globale, che si riunisce ogni anno in Svizzera, mostra che il prodotto interno lordo della Cina nel 2035 sorpasserà quella degli Stati Uniti. Competitività, forza demografica giocano in favore dell’Asia. Se il declino Occidentale sembra cosa certa, una nuova sfida tra Cina ed India si prefigura per il primato mondiale. Inizialmente dovrebbe prevalere Pechino ma la politica cinese di controllo delle nascite avrà con il passare del tempo un costo notevole, che condurrà in meno di vent’ anni la popolazione cinese ad essere più vecchia di quella americana. La Cina pur risparmiando il 25% del suo Prodotto interno lordo ed accumulando più di milleduecento miliardi di dollari di riserve valutarie per prepararsi allo shoc economico dell’invecchiamento, e dover investire risorse crescenti nel sistema previdenziale, Pechino sa che sarà superata dall’India perché la forza lavoro indiana sarà ancora nel fiore della giovinezza .
Una popolazione giovane che permetterà all’India di superare non solo la Cina ma anche il Brasile; l’India ha con i suoi duecento milioni di giovani, fra i 15 e i 24 anni di età, più dell’intera popolazione del Brasile. Una sovrabbondanza di giovani competitivi, motivati, entusiasti e carichi di ottimismo sul loro avvenire; un’arma che si sta rivelando vincente .
L’altro punto di forza dell’India sono le sue Università. Le undicimila università sfornano due milioni di laureati all’anno, oltre duecentomila ingegneri; eccellenza mondiale nell’informatica e nel software; laboratori modernissimi nella biogenetica.

II) Formazione scientifica in India: in Italia dobbiamo imparare dal modello indiano
In Italia l’attuale ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini ha definito il pessimo livello di apprendimento della matematica come una autentica emergenza didattica. Molti si domandano perché gli studenti italiani delle scuole superiori hanno concluso l’anno scolastico 2007-2008 con un debito in matematica.
Qual è il futuro dei giovani italiani? Non vi è dubbio: dobbiamo imparare dal modello indiano. Infatti due colossi americani come General Electric e Cisco hanno stabilito a Bangalore -in India- i loro centri di ricerca nei settori della scienza e della tecnologia. Sono i giovani ingegneri indiani a progettare i raffinati sistemi di navigazione dei Boeing e Airbus sui quali voliamo. Inoltre sempre in India i giovani ricercatori scoprono nuove cure per conto delle maggiori multinazionali farmaceutiche.
Il professore indiano Vivek Wadhwa, che insegna alla Pratt Schol of Engineering e alla Harvard law Scool, e residente negli Stati Uniti, che ha condotto un’indagine “Come il discepolo è diventato il maestro, How the Disciple Became the Guru” sulla formazione scientifica in India, rivela che la qualità media
dell’ istruzione in India pur rimanendo modesta ha anche punte di eccellenza.
Infatti nel paese indiano ogni anno si laureano più di 200 mila ingegneri.
I veri “cervelloni” indiani con una competenza matematico-scientifica eccelsa sono probabilmente quei 17 mila che raggiungono ogni anno il master, più i 900 che ottengono il PhD. Ovvero gli studenti che frequentano i 5 Institutes of Technology, i celebri politecnici indiani di livello mondiale, comparabili al Mit di Boston.
Per Vivek Wadhwa il successo del segreto indiano sta nelle imprese, che permettono ai giovani di colmare le lacune nella loro formazione. Un esempio è l’azienda informatica Infosys che, nel suo Global Education Centre di Mysore, istruisce 13.500 nuovi assunti alla volta, con programmi che durano 16 settimane.

Oppure l’azienda Tata Consultancy Services che promuove corsi di formazione interni della durata di sette mesi .

III) L’indagine dell’ Ocse.
L’indagine dell’ Ocse, che misura la conoscenza scientifica degli studenti, (il celebre rapporto Pisa, cioè Programme for Internazionel Student Assessment) dimostra che Finlandia, Corea, Cina sono in testa alla classifica mondiale, con punteggi che si attestano tra 548 e 547. Nei paesi asiatici non sembra nemmeno di casa l’indulgenza scolastica: la meritocrazia è un principio indiscusso. Chi ha messo piede in una università o in una scuola asiatica sa che in quei luoghi regna la disciplina, il rigore, il rispetto dell’autorità, la venerazione del sapere. E questo, non perché tutti gli insegnanti cinesi od indiani siano premi Nobel, ma perché tutti concordano nel ritenere che il sistema funziona solo nel rispetto dele regole .
In un articolo, il professore Michel Fayol, direttore del Laboratorio di psicologia sociale e cognitiva all’Università di Clermont-Ferrand, ricorda come è più di quarant’anni che le valutazioni internazionali mettono sistematicamente in evidenza la superiorità degli scolari asiatici su quelli occidentali nel rendimento in matematica.

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